Antoine Brizard, il capitano di Gas Sales Bluenergy Volley Piacenza ha chiuso la sua seconda stagione con la maglia biancorossa. L’ha chiusa da vero capitano, in campo e fuori dal campo.
Giocherà a Piacenza anche le prossime tre stagioni il campione olimpico di Tokio con la maglia della Francia. Classe 1994, 29 anni oggi 22 maggio, il capitano torna ora in Francia. Lo attende la Nazionale guidata da Andrea Giani, lo attendono gli appuntamenti della VNL e del campionato d’Europa, lo attendono la sua famiglia e i suoi amici di sempre. E prima di lasciare Piacenza si racconta a tutto tondo in una lunga chiacchierata.
“A Piacenza ho trovato il mio ambiente naturale, città tranquilla, pubblico vicino alla squadra, tanta voglia di pallavolo. Quando ho deciso di venire a giocare qui ho fatto la scelta giusta, mese dopo mese ne sono sempre più convinto”.
Cosa piaceva fare ad Antoine Brizard ragazzino?
“Fare tanto sport, mio padre giocava a calcio e anche bene, faceva pure atletica leggera, io ho giocato a tennis, calcio e pallavolo. Quando avevo sei anni, nel giardino di casa era stata messa una rete di pallavolo e giocavo con mio fratello che ha quattro anni più di me. Non mi è mai piaciuto studiare, a scuola sono sempre stato promosso ma non mi piaceva studiare a casa e avevo sempre una scusa pronta per mia madre Francoise quando non volevo studiare”.
E se non avessi giocato a pallavolo cosa avresti fatto?
“Nella mia famiglia sono quasi tutti dottori, dallo zio a mio fratello Benjanin, quando è venuto a mancare mio papà io avevo dieci anni, da allora abbiamo sempre pensato cosa lui avrebbe voluto per noi. Mio fratello giocava a pallavolo dopo un po’ di anni ha smesso per preparare al meglio l’anno del test per entrare in Medicina. Io avrei voluto fare fisioterapia ma era più che altro per tranquillizzare mia madre. Anch’io mi sono iscritto per fare il test di medicina che poi serviva anche per entrare a fare fisioterapia, dopo sei mesi ho capito che non mi piaceva, sono anche andato in depressione, ho parlato con mia madre e le ho fatto capire che volevo giocare a pallavolo e diventare un giocatore di pallavolo”.
E tua madre cosa ha detto?
“Ha capito, l’anno successivo ho lasciato Poitiers per trasferirmi a Parigi e anche là ho provato ad iscrivermi a Fisioterapia sempre per fare felice mia madre ma il campo era il mio pensiero fisso, mi sono allenato tantissimo, lì ho capito che la pallavolo era il mio lavoro e come tutti i lavori dovevo imparare a farlo al meglio”.
Ti sei mai spiegato perché tua madre non ti vedeva giocatore di pallavolo?
“Aveva paura perché era un mondo che non conosceva mentre conosceva benissimo il mondo della medicina. Io ero già nel giro della Nazionale Giovanile francese, si diceva che fossi bravo, si è tranquillizzata anche se continua a temere soprattutto per infortuni e considera il mondo della pallavolo un mondo chiuso”.
Quanto è importante per te la famiglia?
“Sono molto legato alla mia famiglia perché abbiamo una storia un po’ complicata alle spalle, di carattere adesso sono un po’ cambiato, sono maturato, ho idee più chiare sulla vita in generale, questo ci ha portato ad allontanarci un po’ ma se c’è un problema siamo sempre pronti ad aiutarci”.
Da poco più di due anni sei sposato con Camille, come vi siete conosciuti?
“Siamo sposati dal 30 aprile del 2021, ci siamo conosciuti a Parigi una decina di anni fa al primo anno in cui ero là, un amico in comune una sera ci ha presentato ed è subito scattata la scintilla. Lei non conosceva nulla di pallavolo ma ancora adesso non sa molto di pallavolo, pensava che fossi a Parigi per terminate gli studi di Fisioterapia. Per adesso non pensiamo ad avere figli e se anche venisse la voglia pensiamo di non fare figli per tanti motivi, uno fra tutti per come va il mondo”.
Nel 2021 Campione Olimpico con la Francia: come è cambiata la tua vita?
“È cambiata tantissimo, già quando eravamo in finale eravamo contenti ma adesso mi rendo conto che tra vincere ed arrivare secondi c’è tanta differenza almeno in Francia ma credo anche in Italia. Vincere quella medaglia d’oro ha dato tanta luce sul nostro movimento in Francia, ricordo ancora la grande festa a Parigi quando siamo tornati, eravamo noi e i giocatori di pallamano che vincono sempre”.
C’è una cosa che non rifaresti di quanto fatto fino ad ora?
“Sono abbastanza orgoglioso di quello che faccio, vorrei sempre fare di più e meglio ma sono anche una persona che pensa che se cambia una minuscola cosa potrebbe cambiare tutto”.
Ad esempio?
“Nella stagione 2020-21 sono andato a giocare in Russia a San Pietroburgo, un anno di contratto. Perugia in quel periodo mi aveva offerto un contratto triennale ma avevo voglia di andare a fare un’esperienza in Russia e ho deciso di andare là nonostante tutti mi dicessero che ero un pazzo rifiutare un triennale a Perugia. Non era una questione di soldi, volevo fare la storia a San Pietroburgo e non essere il dopo De Cecco a Perugia”.
Una stagione in Russia non delle migliori…
“Il posto era bellissimo, purtroppo ero là solo visto che per il Covid nessuno mi poteva raggiungere ed io non sono neppure potuto andare al funerale di mio nonno. Ad un certo punto mi sono sentivo male, ho resistito e posso dire che alla fine sono uscito molto più forte caratterialmente e non solo, l’estate dopo ho vinto l’Olimpiade, magari non fossi andato in Russia la storia sarebbe stata diversa. Dico sempre che la vita è un percorso e hai anche bisogno di fare degli errori per crescere”.
Sei un amante degli animali?
“Amo i gatti, ne abbiamo due: il primo è arrivato quando ero a Tolosa, il secondo l’abbiamo preso sempre in Francia dai nostri vicini. Sono sempre con me e Camille, ci seguono in ogni nostro spostamento”.
I tuoi hobby?
“Amo leggere, mi piace il cinema in generale ma qui facciamo un po’ fatica perché ci sono poche versioni originali in francese, quando torno in Francia mi piace giocare a golf ma mi faccio prendere troppo da questo gioco e passerei giornate intere sui campi. Amo la montagna, un po’ meno il mare o meglio la sabbia e l’acqua salata”.
Cosa farai da grande?
“Una volta finito di giocare il mio primo obiettivo è dare a mia moglie Camille spazio perché possa fare quello che vuole lei. Ha sempre fatto tanti sacrifici per seguirmi e questo non le permette di potere fare tutto quello che vorrebbe fare come ad esempio studiare architettura. Poi credo che resterò legato alla pallavolo magari allenatore del settore giovanile della nazionale francese o dirigente a tempo pieno nel Paris a cui sono legatissimo, anni fa ha rischiato di sparire per problemi economici, tanti di noi l’hanno aiutata”.